Cronache di vita di un cane buffo

Archivio per agosto, 2011

Dresda – tappa 9

La guida della nonna sentenziava che Dresda é “una delle città piú belle della Germania”. Il nonno invece sentenziava che tra bombardamenti, comunisti e inondazioni, Dresda avrebbe fatto schifo e facevamo meglio ad andare direttamente a Praga. Per fortuna abbiamo fatto come sempre, e l’ha avuta vinta la nonna.


Dresda é davvero una città bellissima, ad iniziare dal parcheggio (proprio in un angolo della piazza principale): peccato solo che appena scesi dalla macchina ci abbia investiti un’ondata di caldo a cui, dopo il gelo di Berlino, non eravam piú abituati! Io cammino rasoterra, e son rimasto traumatizzato appena ho toccato il cemento. La mamma mi ha portato in giro, ma ero decisamente contrariato: volevo tornare a Berlino, asap!


Peró il posto era proprio bello. Nella prima piazza c’era un bellissimo teatro (sti crucchi piú che sentire musica classica e organi non fanno, é chiaro!) e un avvincente castello con “ponte dei sospiri” fino alla cattedrale. Ma avevo cosí caldo che ho trascinato i nonni in un negozi di stilografiche, dove il nonno si é comprato un portafogli nuovo e la nonna un ennesimo portamine mentre io mi rinfrescavo un po’ tra marmo e aria condizionata.


Usciti di li abbiamo avuto un’ulteriore conferma di quanto sia piccolo il mondo: abbiamo inconrato di nuovo i tre bearded collie di Lipsia!!! Stavolta non solo il nonno li ha fotografati, ma ha anche avuto modo di fermarsi a chiedere da dove venissero: un allevamento a Mullenheim, vicino a Dusseldorf.


Poi abbiamo attraversato una grande piazza: arrivati in fondo li ho trascinati in un negozio di abbigliamento dove hanno fatto tutti shopping di quelle cose che devon mettere addosso per coprire la loro indecente mancanza di pelo naturale, non disponendo del mio pratico pellicciotto. A quel punto lo shopping era finito e siamo andati in una chiesa li vicino, la Kreuzkirche.


O almeno, credo. Io, come sempre, non sono entrato. La mamma ha detto che era avvincente: era tonda, era stata distrutta nel bombardamento e si era deciso di non ricostruire l’interno, lasciandolo com’era, in parte roccia, in parte rifacimento. Ma la vera impressione é stato sentire un organo in funzione: l’acustica era qualcosa di impressionante e infatti la chiesa é sede di un famoso coro di voci bianche.


Usciti di li, e dopo aver attraversato una piazza gigantesca invasa da un sole ingestibile, ho preteso ci fermassimo a mangiare in una seconda piazza, con un’altra gigantesca chiesa a pianta circolare: la Frauenkirche, interamente ricostruita a partire 1993 usando quel poco delle macerie che si poteva recuperare, e i piani originari dell’epoca.


Una specie di tempio della musica: dentro pareva un teatro, con tanto di palchi e posti a sedere. Assolutamente incantevole, e con un organo (ovviamente) oggetto di una disputa enorme: a quanto pare nessuno aveva avuto da ridire sulla necessità di ricostruire la chiesa com’era nel progetto Settecentesco, ma l’idea di ripristinare il Silbermann originale non convinceva. Come precisazione: qui l’organo é SOPRA l’altare. In posizione eucaristica.


Abbiamo finito di mangiare, fatto due passi lungo l’Elba, e siamo poi ripartiti verso Praga, la meta cecoslovacca del nostro viaggio.

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Location:Dresden, Germania


Berlino – tappa 8

Il nostro primo impatto con le bellezze di Berlino non é stato molto impattante. Il monumento con gli angeli é un peciotto colorato, dorato e un po’ vistoso, che personalmente ho trovato di dubbio gusto. La porta di Brandeburgo, accanto a cui si ergeva il nostro splendido albergo, si affaccia su una piazza moderna, ma decisamente bruttozza. L’albergo peró era decisamente di gran classe e me ne sono accorto fin dalla hall, con fontanelle con gli elefanti, poltroncine comode e pianoforte. Almeno quello.


La mamma ha deciso di approfittare di tanto lusso per andare a fare un bagnetto in piscina, abbandonandomi dai nonni. Il nonno ha deciso di approffittarne per farsi un altro pisolino, sempre afflitto da narcolessia.


L’appuntamento per la cena era alle 9 in punto, ma siccome alle 9.15 il nonno dormiva ancora noi tre siamo scesi da soli per cenare nel ristorante dell’albergo, sulla piazza della portadi Brandeburgo. Ci siam divertiti un sacco: la chateaubriant della mamma e della nonna era buona, c’era un finto violinista che fingeva di suonare e per la piazza passava un sacco di gente che io potevo tenere d’occhio da una posizione comodissima e sicura. Passavano un sacco di persone e delle spassosissime biciclette con 6 posti circolari, che curvavano strette e urlavano come matte. abbiamo cenato piacevolmente e ci siamo addormentati in fretta, come sempre.


Il mattino successivo, dopo un altro tuffetto in piscina, la mamma era pronta per esplorare Berlino mentre il nonno era ritemprato dal sonnellino (di 12 ore!) del giorno prima. Ci siamo messi in moto sotto la pioggia e abbiamo iniziato subito male con una noiosa sosta in un negozio che piaceva alla mamma, dove abbiamo comprato addobbi per lei e per la zia, mentre io dormivo prima sotto un attaccapanni e poi dentro il camerino dove la mamma provava decine e decine di abiti. Una palla atroce, ma almeno mi sono riposato.


Poi abbiamo camminato tantissimo. Siamo andati fino all’isola dei musei, con il complesso dell’Altes Museum, la Schloss Platz e il monumento a Marx e Engels che si sono rivelati baffuti quasi quanto me.


Poi abbiamo camminato fino ad Alexander Platz, che ricordava parecchio Piazzale Loreto (ma che il nonno voleva assolutamente vedere).
A quel punto ha ricominciato a piovere e abbiamo preso un taxi per Postdammer Platz, dove ci siamo fermati a mangiare un boccone, a pisciare il muro e a guardare un po’ un centro commerciale mentre aspettavamo che smettesse di diluviare.


Io e il nonno abbiamo dormito, lui sopra e io sotto un divanetto, mentre la mamma cercava di decidere quali stivali comprare (una scelta importante: ne cosí pochi!).


Dopo qualche altro acquisto siamo andati al Sony center: il nonno voleva vedere l’architettura, e cercare un caricabatterie per la propria macchina fotografica, la nonna invece voleva vedere la nonna la cupola moderna. Alla fine abbiamo bevuto una coca e il nonno ne ha approfittato per comprarne una nuova uguale alla sua, che ha dato alla mamma! La mamma aveva una macchina stupenda che ha scioccamente perso a Instanbul quando io mi sono azzoppato… E ora ne ha una ancora piú bella.


A questo punto peró io e il nonno eravamo stanchi: siamo tornati in albergo passando da un parco dove ho corso un po’ libero e poi siamo collassati. La mamma e la nonna invece sono adate a fare un altro giro, in un’altra zona: volevano vedere la Kaiser Wilhelm Memorial Church. Si tratta di una specie di Sagrada Famiglia al contrario: qui la chiesa c’era ma é stata distrutta dai bombardamenti, e invece di abbatterla o di ricostruirla si é deciso di lasciarla com’era. A fianco é stata costruita una specie di torre campanaria e una chiesa, in cemento e vetro blu… Affascinanti. Soprattutto l’organo: completamente destrutturato e scomposto, un’interpretazione cubista di un organo classico.


Non contente le nostre due eroine sono anche riuscite a fare un breve tour del vicino KeDeWe, una specie di Rinascente berlinese, dove la nonna ha fatto un po’ di shopping, prima di tornare in albergo e prepararsi per cena.

Dopo l’ennesimo tuffo in piscina, siamo tornati nel ristorante in piazza: ma questa sera la magia era rotta. Non c’erano le biciclette sestuple, c’era una certa dodecafonia tra violinista finto, sassofonista finto e una banda di una dozzina di elementi (vera, questa), e soprattutto c’era una SELVA di auto nere parcheggiate di fronte a noi, che mi irritavano parecchi perché mi occludevano la vista della piazza. Tutto sommato gravole, ma non come la sera precedente…

Siamo andat a dormire consci che la nostra avventura berlinese volgeva al termine, e il giorno dopo al nostro risveglio pioveva. Siamo partiti per Dresda dopo una colazione all’insegna del razzismo, perché fuori era brutto e dentro IO non potevo entrare. Dannati nazisti.

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Location:Berlino, Germania


Quedlimburg – tappa 7

Ripartiti da Lipsia il nonno ha manifestato una certa urgenza di arrivare a Berlino: non ne poteva piú di chiese medioevali e robaccia gotica, di organi e edifici barocchi, e aveva ansia di arrivare alla modernità di una grande capitale europea.


Ovviamente la mamma e la nonna lo hanno ignorato e abbiamo fatto rotta decisa per Quedlimburg, un paesino lungo la strada che ospita la piú antica casa di tutta la Germania. Per arrivarci abbiamo dovuto litigare parecchio con Milla, che non ne voleva sapere di farci fare la strada piú breve e ci ha costretti ad un tortuoso giro per strade provinciali, mentre il tempo peggiorava… Il nonno da sempre ragione a Milla, e quindi ha finto di non accorgersi dei 20 chilometri percorsi in piú.


Quidlimburg inizialmente é stato una delusione. Abbiamo parcheggiato accanto a quello che la nonna ci ha descritto come “il castello locale” e il nonno ha deciso di schiacciare un pisoli o in macchina mentre noi siam scesi. Il castello si é rivelato essere un albergo, per di piú chiuso, quindi con mamma e nonna siam scesi fino al paese: una ridda di stradine che sarebbero state senza dubbiomolto caratteristiche se non fossero state invase da lavori in corso di ogni tipo.


Abbiamo visitato un paio di chiese gotiche, non particolarmente degne di nota, e passeggiato per stradine decisamente poco turistiche e molto medioevali, quando abbiamo finalmente scoperto (aggregandoci dietro al classico gruppo terza età in gita “al sacro monte”) il centro del paese, con vie ordinate e ben tenute, una piazza incantevole con un municipio invaso dall’edera e dai fiori… e ce ne siamo innamorati, complice anche il sole che é tornato a rallegrarci un po’ (e metterci un gran caldo).


Abbiamo chiamato il nonno e deciso di pranzare in un bar sulla piazza (anche se era piú ora di fare merenda), dove i nonni hanno mangiato un mostruoso wurster spolverato di curry e la mamma un’ottima torta di cipolle e una zuppa di goulash che non mi ha fatto assaggiare.


Abbiamo girato un altro po’ per il paese e poi abbiamo deciso di cercare il castello, ma a quel punto il nonno ha deciso che voleva (di nuovo) andare a Berlino. E siamo ripartiti dopo una breve passeggiata ai piedi delle mura di un castello decisamente bruttozzo e un po’ incoerente.


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Location:Quedlimburg, Germania


Lipsia – tappa 6

Dopo Norimberga ed Erfurt e Weimar é toccato a Lipsia. Ci siamo arrivati in serata, un po’ stanchi ed accaldati e dopo una lotta non da poco per localizzare il nostro albergo, che era in pieno centro. Questo é molto positivo… Ma in Germania il centro delle città é quasi sempre chiuso al traffico, e ci siamo trovati a triangolare via strade chiuse in macchina, in costante contatto telefonico con il concierge.


Una volta arrivati in albergo, il nonno é collassato in uno dei suoi trance narcolettici, e io sono uscito a fare un giro con la mamma e la nonna. Lipsia ci é piaciuta subito: é ordinata e ben tenuta come tutte le altre città tedesche, ha meravigliosi palazzi barocchi, cinquecenteschi, medioevali; ma in piú ha anche vie piene di negozi modernissimi (tutti chiusi, per grande tristezza della mamma, perché la domenica qui son chiuse perfin le chiese!). Il nostro giretto serotino ci é piaciuto molto: non abbiam visitato nulla, ma ci siamo divertiti a prendere contatto con la città. L’unico guaio è che ci saremmo persi almeno mille volte! Abbiamo iniziato a girare senza una meta precisa e senza tener conto delle direzione… La mia mamma si perderebbe in un bicchier d’acqua, e la nonna, che di salito é un po’ meglio, era distratta: insomma, abbiamo girato intorno almeno 10 volte prima di raggiungere di nuovo il nonno in albergo e andare a cena.


Abbiamo cenato ottimamente in un ristorante provenzale (giusto per tener fede alle promesse multietniche della giornata), che era alla fine di una vietta gremita di locali e ristoranti tutti i gusti piú uno. La mamma stranamente non ha avuto da ridire: forse perché anche lei iniziava a non poterne piú della “tipica cucina tedesca” a base di salsicce di ogni tipo e patete in ogni modo!

Il mattino dopo mi ha di nuovo svegliato la mamma: io ero proprio stanco! Siamo stati a fare una passeggiatina… E ci siamo persi di nuovo! Poi il nonno voleva ripartire, ma siamo riusciti a dissuaderlo e a trascinarlo un po’ in giro per la città. Abbiamo visitat un paio di chiese: quella di San Tomas é fondamentalmente consacrata a Bach. C’é un altare che non ha la tomba di San Tomas, ma il Santo Sepolcro di Bach. Ci sono due organi: uno “normale” (diciamo per a musica Romantica) e uno solo per Bach. C’é un coro con l’esplicita missione di occuparsi solo dell’opera di Bach. E fuori c’é un monumento a Bach che ho pisciato con gran gusto perché Bach é noiosissimo e quando la mamma lo sente io vorrei tanto mettermi a sentire i Queen a palla in cuffia, ma purtroppo le cuffie non mi stanno sulle orecchie.


La seconda chiesa (St.Nicholas) invece era una specie di deliziosa bomboniera bianca, rosa e verde con palmette decorative molto fru-fru. Hanno un interessante concetto di religione, da queste parti: tra chiese dedicate a gente che fa 20 figli e chiese coquettose in un finto stile barocco, non sembrano avere un sentimento molto pio… Nel frattempo la macchina fotografica della mamma é morta, di cause naturali: le sue batterie sono finite, e quel genio della mia genitrice non ha portato con se il caricabatterie. Quindi siamo passati ad usare la macchina del nonnino, che é molto piú previdente di lei.


Da segnalare un incontro travolgente: tre (e dico TRE) strepitosi bearded collie (uno grigio, uno bicolore e uno biondo), tutti insieme (erano fratelli) al guinzaglio di una coppia tedesca ceh chiaramente amava la razza al punto di non sapersi decidere circa il colore del cane, e optare per la soluzione che adotta sempre mia madre in questi casi (almeno quando si parla di borse e stivali): uno per tipo.


Dopo esserci persi un altro buon numero di volte, e aver passato mezzora in un negozio di cose Apple dove mamma voleva una tastiera nuova per l’iPad (con tutti gli accenti tedeschi, ovviamente) siamo tornati in albergo e abbiamo recuperato la macchina, per partire alla volta di Berlino… Ovviamente con qualche tappa intermedia.

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Location:Lipsia, Germania


Norimberga – il bis!

Stamattina ero distrutto, non mi reggevo in piedi. Per una volta, la prima da mesi e mesi, é stata mamma a svegliare me e non il contrario! Alle sette ha rinvenuto le mie palle che sbucavano da sotto il letto…


Io sarei andato avanti a dormire ancora un po’ ma lei ha deciso che dovevo uscire a pisciare, e quindi mi é toccato accontentarla. Qualsiasi città tedesca la mattina della domenica é deserta, a parte qualche ubriacone ancora sveglio…


Ci siamo aggirati al fresco oer le strade vuote, ed é stato proprio bello, anche se mamma mi strattonava! Poi ci hanno chiamato i nonnini e finalmente li abbiamo ritrovati: con loro siamo andati a vedere il castello, in macchina, dopo aver percorso tutto il perimetro della città vecchia. Norimberga é attraversata da un fiume e nel Medioevo lo avevano deviato per creare un enorme fossato che separa completamente il borgop medioevale dal resto: in macchina abbiamo costeggiato l’antica sede del fossato, fino ad arrivare al castello.


Qui abbiamo scoperto che questi nazisti odiosi non fanno entrare i negri come me né nel giardino (molto curato e precisio), né nelle visite guidate del castello… Poco male, la perdita é solo loro. Abbiamo visitato il castello da fuori e poi siamo stati a passeggio nei dintorni: la mamma voleva a tutti i costi trovare la casa di Albrecth Durer (uno dei suoi umani morti d’affezione… Chiunque fosse!). Questo tale Durer viveva in una piazza incantevole, circondato dal Bar di Durer, il bockwurster di Durer, il cesso pubblico di Durer e altre cose di questo tipo.


Il mio nonno si é innamorato di una splendida statua di bronzo con un coniglio e altre cose, che personalmente non ho ben capito (ma la mia mamma mi ha detto che a questo tale Durer i conigli piacevano un sacco, e adorava disegnarli… Strani passatempi hanno gli umani…)
Coniglio o no, la piazza era incantevole, e la città bellissima, ci ha lasciatai tutti conquistati!


Prima di ripartire abbiamo visitato la chiesa di San Sebaldo: io nelle chiese non posso mai entrare (e sarà per questo che le odio e piscio sempre sui loro angoli!) ma la mamma ci é tornata ben due volte per visitarla meglio. La tipica chiesa gotica piena di belle sculture di legno, vetrate non del tutto distrutte e un imponente sarcofago del santo (doppio: dentro in argento, e sormontato da una struttura scolpita in bronzo!). Ma la mamma ci é tornata solo perché voleva vedere l’organo: ora é moderno ma alla fine del 1600 qui era stato maestro un tale Pachelbel, che alla mamma piaceva molto in gioventú.


Nel frattempo il nonno mi ha fatto un intero set fotografico su una panchina.
Dopo la chiesa siamo tornati alla macchina, con i soliti diverbi per la scelta del percorso.


Poi siamo ripartiti, mentre nel cielo cominciavano ad addensarsi preoccupanti nuvole nere…


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Location:Norimberga, Germania


Erfurt – Tappa 4

Da Norimberga fino alla tappa successiva, il ridente paesino di Erfurt, ci sono volute un paio d’ore, che ho messo a frutto per fare quel che meglio so fare: meditare a occhi chiusi sui massimi sistemi.
Poi siamo arrivati a Erfurt e per fortuna il nonno ha deciso che ci saremmo fermati a mangiare un boccone. Io adoro fermarmi a mangiare: non é tanto per il cibo, quanto per il fatto che posso dormire sotto il tavolo. Peccato che, con una mossa decisamente discutibile, il nonno abbia deciso di fermarsi in un ristorante ITALIANO.


La mia mamma ha avuto subito da ridire. Non solo perché lei detesta mangiare italiano fuori dall’Italia, non solo pché nell’aria li attorno c’ea un odore mefitico che la faceva star male e le ricordava (dice lei) il ristorante “Locanda Lorena” all’isola Palmaria, ma anche perché il ristorante si chiamava “I due angeli” e usava come logo i due orrendi putti del Mantegna che lei detesta con tutte le sue forze. Per fortuna le pizze dei nonni erano disgustose, ma il piatto di maiale con le cipolle che ha preso lei era davvero fantastico, e lei é stata tanto carina da condividerlo con me.


Poi il nonno ha avuto un suo tipico attacco di narcolessia dei suoi e mamma si é spazientita e ha deciso che aveva freddo ed era stufa e andava a fare due passi, senza di noi. Nessun problema, almeno per me…
Peccato che gli umani riescano sempre a fare casino. La mamma si é accorta d essere senza cellulare, che sbadata com’è aveva lasciato in macchina: non sapendo come mettersi in contatto con i nonni ha deciso di tornare alla macchina ed aspettarli li. Ma una volta arrivata ha avuto una bella sorpresa: la macchina del nonno non era chiusa. Lui se ne era andato, lasciandola in mezzo alla piazza aperta, con i bagagli dentro! Il nonno è proprio sbadato, come la mamma.


Io e i nonni eravamo andati a vedere due chiese enormi, costruite fianco a fianco, e davanti alle quali era stato allestito una specie di bruttissimo teatro all’aperto che non solo imbruttiva tutta la piazza, ma rendeva anche difficile l’accesso. Quando siamo tornati alla macchina, la mamma era incazzata nera. Insomma, c’è stata un po’ di maretta e mentre noi siamo rimasti a dormire in macchina lei è andata a vedere le due dannate chiese, di malumore. Una non l’ha vista. Nell’altra c’era solo un mostruoso organo barocco. Quando è tornata indietro però era più calma e siamo andati un po’ a spasso con la nonna.

Il centro di Erfurt era abbastanza carino, anche se pioveva e ovunque pareva essere invaso da bancarelle, tendoni e sciocchezze di questo tipo. C’era una piazza con casette deliziose (Fishmarket) e un ponte coperto di case altrettanto piacevole. Peccato che essendo domenica non ci fossero negozi aperti. Siamo anche stati a vedere la chiesa dove hanno suonato il padre di Bach e Pachelbel ma dopo la seconda guerra mondiale non c’era rimasto molto da vedere…


Poi la mamma si è presa un salsicciotto per strada, che ha gentilmente condiviso con me. A quel punto io ero parecchio stanco, e anche se il tempo era stato meno caldo di ieri, ero pronto a tornare in macchina. Il nonno in compenso si era svegliato, e siamo ripartiti alla volta di Weimar, la prossima tappa del nostro viaggio.

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Location:Domplatz,Erfurt,Germania


Weimar, la deludente tappa 5

A Weimar però, bisogna dirlo, non c’era molto da vedere. Gothe è vissuto qui. Bach anche. E saranno morti di noia entrambi perchè l’unica cosa degna di menzione di questa città è una fontana a cui hanno installato una depandance per cani, da cui si può bere più facilmente. Siamo stati fermi li un bel po’, ma non avendo io capito come funzionava, alla fine ho usato la mia solita ciotola.


A parte questo su Weimar ci sono da menzionare dei bizzarri scottie giganteschi, con gli zoccoli, che tirano dei calessi pieni di umani e dietro a cui io abbaiavo costantemente; una mostruosa statua di Goethe dove lui pare macrocefalo; una piazza graziosa dove abbiamo bevuto un the; una chiesa con un tetto molto spiovente, chiusa per restauri; e il fatto che finalmente li sia uscito il sole. Fine.
Trattenerci è stato inutile, e quindi siamo ripartiti per Lipsia.


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Location:Marienstraße,Weimar,Germania


Norimberga – Tappa 3

Ripartiti da Ulm, eravamo tutti un po’ stanchi. La nonna, che era stata l’unica che al mattino non era crollata, si è appisolata un po’ (lamentando la mancanza di un cuscino) ma io ero sempre nervoso e zampettavo addosso alla mamma per non farla sentire sola. Lei era molto felice della mia vicinanza, lo si capiva. Per fortuna la tappa successiva del viaggio, Norimberga, non era lontana.


Arrivati in città abbiamo subito preso possesso delle nostre camere di albergo. Bisogna ammettere che sono parecchio piccole, le camere dell’albergo Le Meridien, ma alla mamma la sua piaceva un sacco: è molto moderna e ordinata, ha una bella vista sul museo dei trasporti, e ha uno stereo con il quale si può ascoltare il proprio iPod: cosa si può chiedere di più? Perfino le chiavi delle camere sono sempre diverse l’una dall’altra e tutte riproducono opere d’arte. O almeno l’intenzione era quella, perchè a me parevano più spegasci che opere artistiche.


E pensando alle chiavi, la mamma si è ricordata di averne fatta un’altra delle sue: si è portata via in tasca la chiave della stanza di Soazza! Così ora ci toccherà cercare di spedirla in qualche modo, fino a la. La mamma non ha un buon karma, con le porte. Stava spiegando questa cosa della chiave ai nonni, quando si è accorta che la porta della loro stanza, accanto alla nostra, era bloccata. Siccome lei è furba, ha pensato bene di sistemarla dando un bel colpo secco: l’ha quasi scardinata e il nonno ci ha messo cinque minuti a ripararla. Eh, chi dice “mamma” dice “danno”. Non si sa proprio comportare, farebbe meglio a restare a casa, lei…


Per rilassarmi un po’ prima di uscire di nuovo mi sono messo a giocare un po’ sul letto dei nonni, che mi hanno come al solito coccolato e vezzegiato, perchè oltre ad essere bellissimo sono anche buono e tollerante.
Poi siamo usciti a fare due passi per la città, alla ricerca del ristorante per la cena e abbiamo preso confidenza con il centro storico di Norimberga: un vero e proprio gioiello. Tutto pedonale, tutto ordinatissimo, tutto una trina di gugliette medioevali e sculture. Veramente incantevole. Mamma si è innamorata, e le dispiace davvero poter stare qui così poco… voleva vedere un sacco di altre cose, tipo la casa di Durer e tutte le chiese e il castello!


Ci siamo persi a Norimberga alla ricerca del “Tempio del Wurster” consigliato dall’albergo, e abbiamo ammirato le sue bellissime piazza, le sue vie piene di negozi chiusi (perchè in Germania il sabato chiudono all 4, in spregio alla necessità di restare aperti per vendere!), il suo ponte, le bellissime fontane medioevali. Complice la serata incantevole e finalmente fresca, mamma era sempre più innamorata… e quando siamo arrivati al “Tempio del Wurster” (il ristorante Bratwurster Roslin) e abbiamo cenato con salsicciotti di ogni tipo, la sua felicità è stata davvero completa. Norimberga ha ricordato tanto Friburgo, alla mia mamma: ma io non lo posso sapere perchè a Friburgo sono andati prima che arrivassi io… forse per via del fatto che anche Friburgo l’ha visitata all’imbrunire di una giornata afosa, che è chiusa al traffico e pare sottratta ad una casa di bambole.


Vorrei essere più esaustivo, ma ho sonno e devo mettere a letto la mamma, che starebbe altre due ore ad ascoltare Howlin Wolf a letto, sentendosi a casa propria. Ma domani, chi la sveglia? A quanto pare domani ripartiamo per vedere Weimar, a Lipsia e in non so più quanti altri posti!!!

Location:Nelson-Mandela-Platz,Norimberga,Germania


Ulm – Tappa 2

Ripartiti da Soazza, abbiamo fatto parecchia strada. Dovevamo arrivare fino a Norimberga, ed erano quasi 500 km. Senza contare che tra la colazione e le chiacchiere non siamo proprio partiti prestissimo, e che Milla, la navigatrice della macchina del nonno, dalla voce sensuale, non voleva proprio saperne di mandarci in Germania per il traforo del San Bernardino: voleva rimandarci indietro fino a Lugano.
Il nonno ha provato in tutti i modi a farla ragionare, ma lei niente, si è davvero intestardita, peggio di uno scottie. Voleva assolutamente che tornassimo a Milano. Abbiamo provato a inserire Ulm, una città dove la nonnina avrebbe deciso che ci saremmo fermatia pranzo, in mille modi diversi ma Milla è stata categorica: l’unica strada per Ulm passava da Milano.
Alla fine, esasperati, abbiamo deciso di mentirle, e le abbiamo fatto intendere che saremmo andati a San Gallo. Poi abbiamo cambiato strada dopo il traforo… e Milla ci ha messo il muso.


Il viaggio è stato, tutto sommato, abbastanza noioso. La macchina del nonno è sempre più stretta, e la mamma si dimena e sbuffa perchè dice che IO occupo tutto lo spazio (ma figuriamoci: io sono piccolissimo!). Non riesco a trovare una posizione comoda. E ho caldo.
Ci abbiamo messo un sacco ad arrivare a Ulm. A volte andavo davanti dai nonni, e mi sedevo sulle ginocchia della nonna a guardare il panorama. Ad un certo punto abbiamo fatto una sosta e riorganizzato un po’ i sedili posteriori.

Finalmente, verso le 2, siamo arrivati a Ulm. Ero stufo di stare fermo e abbiamo fatto una splendida passeggiata sul lungo fiume, sopra le vecchie mura cittadine. La città è stata quasi rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, ma è stata ricostruita con molto buon gusto ed è veramente un posto incantevole. Il nonno mi ha anche fatto girare un po’ senza guinzaglio nelle zone pedonali! C’è uno splendido municio con le pareti esterne tutte affrescate con storie di personaggi medioevali e una splendida fontana dove mi sono fermato a bere (per un quarto d’ora circa!)


La cattedrale è assolutamente meravigliosa, vista da fuori: ha un’enorme torre campanaria (la più alta al mondo, dicono). Purtroppo io non sono potuto entrare a vedere l’interno, per colpa di stupide consuetudini religiose che non voglio nemmeno commentare, ma la mamma che ci è stata ha detto che è davvero bella. E’ rimasta innamorata del coro scolpito in legno: un’opera di una bellezza incredibile, di cui lei dice di non aver mai visto eguale al di fuori di qualche splendido esempio inglese, a Oxford o Cambridge.


Abbiamo fatto due passi in centro, comprato un regalo per la zia Misa assolutamente strepitoso (almeno se la zia Misa fosse Katherine Hepburn ne “La Falena d’Argento”) e poi siamo andati a mangiare un boccone sul lungo fiume. Nessuno capiva l’inglese e quindi ci siamo limitati ad ordinare tre club sandwich e il nonno ha diviso il pollo superfluo del suo con me.


Dopo una piccola deviazione a vedere l’enorme abbazia di Wiblingen siamo ripartiti. L’abbazia era un gigantesco ammasso rosa di costruzioni in stile barocco. Troppo gigantesca per diventare qualcosa di unitario, è in parte museo, in parte università, in parte casa di riposo… e quando siamo arrivato stavano celebrando matrimonio in batteria. Fuori dalla chiesa c’erano parcheggiate ben 3 auto nuziali, di cui una con una splendida corona di CARCIOFI. La mia mamma ha subito deciso di copiare l’idea (e figurarsi!). Sarebbe perfetto per il matrimonio di quella zitella di mia madrea. Carciofi ovunque. Almeno la gente avrebbe paura di pungersi il culo sedendosi in chiesa e le donne scanserebbero il bouquet terrorizzate. Perfetto.

Location:Ulm, Germania


Il Ritorno in Germania – Tappa 1

Al mare mi sono divertito ben poco. Tra gite in barca e soste sotto il sole, non è stata esattamente una vacanza ideale. Per fortuna sono intervenuti i miei nonnini che hanno preso la situazione in pugno e organizzato finalmente una vacanza decente. L’anno scorso si sono divertiti così tanto, quando sono venuti a prendere me, che quest’anno hanno deciso di bissare e di organizzare un altro viaggio in Germania. Purtroppo non vogliono prendere un altro scottie però… e questo è decisamente seccante. Personalmente avrei adorato supervisionare la selezione di una scottie femmina di belle speranze. Ma niente da fare.


Ma va bene così. Ieri siamo partiti dal mare, dopo aver salutato gli zietti. Mi è spiaciuto lasciarli, ma almeno mi sono portato via la mamma. Poverini, deve essere proprio pesante da sopportare, per gli altri umani, se già per me che sono uno scottie superiore a volte diventa insostenibile…
Poi siamo passati da Milano, e lei si è messa a raspare nelle valigie. Per la mia mamma fare le valigie è quasi un lavoro: ci palleggiamo da una casa all’altra portando in giro interi armadi nelle valigi, e computer e accessori coordinati e borse abbinate e borsoni. Ad un certo punto temevo volesse mettere anche me in valigia… e ho certo di supervisionare come meglio potevo ma la mamma, ovviamente, non ha il dono della sintesi nemmeno quando fa le valigie!


Il giorno dopo siamo partiti nel tardo pomeriggio. I nonni hanno deciso che come prima tappa ci saremmo fermati a Soazza, nell’albergo di una loro vecchia amica che non vedevano da tanto. Il viaggio è stato breve e scomodo: dietro la mamma occupava un sedile intero, e io, con la mia cuccia e il mio riarzino per andare dai nonni ero relegato negli altri due posti.


Soazza è un paese arroccato in cima ad una valle stretta e domminato da una chiesetta su una collina. Quando siamo arrivati noi, alle 7 di sera, il paese era al buio: infossato nella sua valle infossata, in quel posto il sole era già tramontato da un pezzo. Abbiamo avuto il sospetto che di sole il paese ne vedesse ben poco. In giro non c’era nessuno. E con questo non intendo dire che c’era poca gente: parlo di un autentico deserto. In un’ora abbiamo incontrato il parroco (due volte), due signore che ci spiavano da una finestra dietro alle tende, e una donna che portava a spasso un bassotto così grasso da sembrare più una palla che una salsiccia. Nessun altro.


Abbiamo visitato la chiesetta isolata sulla sua callina e il cimitero vicino: era vuoto anche quello. Pochissime lapidi e un sacco di spazio lasciato libero, per i morti futuri. Decisamente poco allegro, a avere la mamma che canticchiava stonando brani scelti di “Non al denaro, non all’amore nè al cielo” non era minimamente di aiuto all’umore della compagnia.


In compenso la città intera sembra un unico canale di scolo. Costruita sul fianco della valle, irta e scoscesa con le sue viette, ovunque si vada si sente un solo rumore: quello dell’acqua che scorre. Tutto è curatissimo e ogni casa ha giardini ordinatissimi e fiori meravigliosi. E attorno alle case, tra le vie, le chiese e le baite coi tetti di pietra torrenti di ogni tipo attraversano la città: stretti, verticali, impetuosissimi e gelati. Nelle stradine di ciottoli e di aiole curate il muschio regna supremo. E il nonno viveva nel terrore che io scivolassi in quell’acqua gelida e scrosciante, rotolando velocissimente verso valle.


Siamo rientrati in albergo un po’ incupiti ma per fortuna a cena è tornata la nostra amica che ci ha messo parecchia allegria: lei era completamente innamorata del paese, della sua locanda e del suo lavoro. Ci ha raccontato di tutti i suoi progetti, di come avrebbe voluto far crescere l’albergo, espanderlo, portare nuova linfa nel paese. Io dormivo sotto il tavolo, ma una cosa è sicura: quel paese aveva davvero bisogno di darsi una scossa. Per fortuna la cena era stata eccezionale e grazie al mio nonno io avevo partecipato attivamente a ogni portata, dai gamberi al limone fino al carrè di agnello. Tutto eccellente.


Il giorno dopo ci siamo svegliati con il nonno che bussava alla porta della nostra stanza per portarmi fuori. Abbiamo chiacchieratoe fatto colazione e alla fine abbiamo anche visto sorgere il sole, verso le 9 del mattino. Ci hanno spiegato che Soazza si chiama così proprio perchè di sole ne ha un sacco… almeno se paragonata alle altre cittadine di quella valle! Fa sempre caldo, la temperatura scende raramente sotto zero. E i giardini sono un vero vanto locale, la gente non sembra avere molto altro da fare… eppure vista con il sole, pareva un po’ meno triste.

Anche se il rumore di acqua scrosciante non ci dava tregua.

Location:Soazza, Svizzera


Lo scottie – Terrore dalle acque

Oggi non è stata una buona giornata. Io di norma non mi lamento mai, lo sapete, e quindi spero che emerga la gravità della mia affermazione.

Ieri sono finalmente venuti al mare i miei zietti, e questo è molto bello perchè almeno mi sollevano un po’ dalla noia di mia madre. Mia madre, quella, è sempre più noiosa. Sta proprio diventando una madre single a tutti gli effetti: sapete, quei tipi che sfiniscono i figli con le loro angoscie e le loro apprensioni… insomma, stare con lei diventa sempre più noioso, e ben venga un po’ di compagnia.


Soprattutto se sono i miei zietti, che sono i miei preferiti. La zia Misa è arrivata con un enorme sacco di regalini per me: ossetti (che non mi piacciono tanto, ma apprezzo sempre il pensiero), giochini (il cono gelato che suona, che perà a me non piace), palline (una l’ho distrutta quasi subito, ma è stato bello finchè è durato), cioccolatini (per cani: buonissimi!). Lo zio invece è davvero un vero uomo. E’ macho, è grosso, mi da tanta sicurezza. Ed è bello avere un vero uomo che stia con me e con cui fare le cose da veri uomini: depilarci il petto, bere birra, parlare di motori e di figa al bar.
Quando mi hanno caricato in macchina per andare in giro sono stato felice, e anche quando siamo scesi dalla macchina in porto: beata spensieratezza, beata incoscienza! Ancora non sapevo a cosa andavo incontro…


Ho iniziato ad intuire che qualcosa non andava quando la mia mamma mi ha messo una strana inbragatura addosso. Mi hanno guardato tutti con grandi occhi sognanti e hanno detto che ero bellissimo, ma io ero molto scettico. Era come andare in giro con una specie di armatura, e non capivo a cosa serviva… ma purtroppo mi sarebbe stato tutto chiaro molto presto. Siamo saliti su una delle mostruose barche del nonno. Io amo il mio nonno, e mi piace molto il posto dove lavora, e mi diverto un sacco con loro… ma le sue barche, bisogna dirlo, non mi piacciono neanche un po’. Sono rumorose, sono instabili, sono scomode e vibrano tutte tantissimo. Mi sento profondamente a disagio.


Questa oltretutto non era neanche chiusa e appena siamo partiti c’era un sacco di aria. Io avevo caldo lo stesso, perchè quella cosa che mi avevano messo addosso e che non si capiva a cosa serviva… E avevo anche un sacco di paura, non lo nego. Ho cercato di stare in braccio alla mamma e alla zia, ma non era molto confortante, anzi, c’era moltissimo vento e avevo ancora più paura. Poi mi sono fatto una tana sotto i sedili, tra i piedi della mamma. Ma in realtà ero molto tranquillo sui piedi dello zio Robbo, che guidava e che mi dava un sacco di sicurezza. Quando finalmente ho trovato un po’ di pace sui suoi piedi, ci siamo fermati.


Speravo fosse tutto finito, ma non sapevo che il bello doveva ancora arrivare. La zia Misa è scesa dalla barca e si è un po’ allontanata, assieme al pro-zio Davide (il fratello dello zio Robbo: io non sono bravo in questi rapporti di parentela!). Io volevo andare con loro, tantissimo, ma non capivo bene dove stessero andando: di loro si vedeva solo la testa. Siccome volevo scendere anche io, la mamma mi ha sollevato per la mia armatura e mi ha messo giù: ho scoperto con orrore che fuori dalla barca era pieno
di acqua! Acqua bagnata! Acqua fredda! Acqua umida come quella che il Moreno usa per lavarmi!


E’ stato ORRENDO.
Un’esperienza sconvolgente, di quelle che cambiano completamente la vita di un povero scottie, come me. ho cercato di nuotare, e mi hanno aiutato con l’apposita maniglia che stava sopra la mia imbragatura: ma non è stato per niente bello e quando sono uscito ero tutto bagnato e molto, molto infelice.


La mamma mi ha abbracciato e fatto un sacco di compliementi, e me li sono meritati tutti, perchè sono stato davvero bravo e coraggioso. Ero spaventatissimo e tremevo, e mi hanno sciacquato perchè oltretutto quell’acqua era anche salata, diversamente da quella del Moreno, che almeno è calda e dolce.
Alla fine mi hanno asciugato bene e siamo ripartiti. Ma almeno al ritorno non mi hanno messo quella stupida armatura galleggiante: ho capito a che serviva… a tenermi a galla! Perchè io sicuramente non sarei mai stato capace, a me piace vedere il fondo. E per me nuotare vuole dire “camminare sul fondo”, tutto li.


Nel complesso è stata una di quelle esperienze da cui ci si sveglia come da un brutto sogno: bagnaticcio e avvilito, sono stato felice di tornare sulla terra ferma. Ma da questa esperienza ho appreso alcune cose molto utili:
1- le barche sono immerse in una sostanza liquida e bagnata, a volte anche salata,
2- agli umani piace immergersi in quella sostanza;
3- gli umani galleggiano. Gli scottie no;
4- le barche del nonno vibrano e sono rumorose e scomode e piene di vento, ma a quanto apre galleggiano anche loro. Questo è molto positivo;
5- se vedo degli umani galleggiare nell’acqua è meglio lasciarli li da soli!

Speriamo che le vacanze migliorino. Finora non sono state esaltanti: con la mamma mi annoio, e io amo i miei zii, ma questo è stato davvero un colpo bassissimo da parte loro.

Location:San Michele di Pagana, Rapallo, Italia

Location:San Michele, Rapallo, Italia