Sono uno STALLONE
Riporto con la consueta fedeltà ai fatti che mi contraddistingue un dialogo ascoltato oggi per puro caso, fra la mia mamma e il mio veterinario (altrimenti noto come Ucci).
Di normale le loro conversazioni sono drammaticamente poco interessanti, e vanno più o meno così:
Mamma: “Salve dottore! QB ha *inserire disturbo a caso che in realtà non ho, ma che lei, essendo paranoica e ipocondriaca, crede che io abbia*
Ucci *simula interesse limando le unghie al gatto*: “Veramente?”
Mamma: “Dottore? Mi ascolta? Cosa posso fare?”
Ucci: “Gli dia un po’ di *inserire medicinale da banco a caso, che non fa assolutamente niente e che viene prescritto solo per calmare l’isteria di mia madre a cui il veterinario, purtroppo, non può dire di prendere l’unica cosa realmente adatta, vale a dire il Valium, non per me, ma per lei*”
Mamma: “Grazie dottore, cosa farei senza di lei!”
Ucci *scuote la testa con pena per me*
Tuttavia oggi la conversazione è stata decisamente più gustosa del solito. A quanto pare Ucci aveva qualcosa di succulento da dire, perché aveva un tono di voce decisamente cospiratorio e ha iniziato a stare sul vago… (altro…)
Ontologia scottica del divenire stazionario
Io mi impegno, mi impegno e mi impegno, ma i bipedi rosa non riesco proprio a capirli.
Ormai sono rassegnato al fatto che abbiano per me delle smisurate aspettative: è normale, chi non le avrebbe? Sono una simile meraviglia del creato che a volte mi fermo, mi siedo, e mi contemplo da solo, senza neanche aver bisogno di uno specchio. Sto li, immobile, lo sguardo perso nel vuoto, in estatica contemplazione del mio essere ontologico… e mia madre (povera cara!) scambia codesti comportamenti per stupidità o, peggio ancora, per pigrizia!